venerdì 28 novembre 2008

Misfatti vostri di Cristina Ali Farah

Prima di uscire, mio padre fa roteare intorno a sé la bomboletta di profumo e controlla allo specchio che la pettinatura afro sia a posto. È in questo modo che vedo riflesso il suo sgomento di fronte al mio improvviso entusiasmo: papà, gli dico, da oggi so cosa sono, mi hanno chiamata misioni. In Somalia, misioni era un termine usato per riferirsi agli italo-somali in senso dispregiativo, ma allora non lo sapevo. E neppure sapevo che fosse legato alle missioni cattoliche, nei cui collegi crescevano molti bambini, figli di madri somale e padri italiani che non li riconoscevano. Racconta una testimone: "Venivano quelli del vicariato con una lista di cognomi da assegnarci. Le nostre madri ci affidavano perché erano donne senza mezzi, volevano sistemarci ed erano discriminate dalla stessa società somala. I collegi erano terribili, non c'eravamo solo noi, ma molti bambini orfani". Circa un mese fa è uscito un lungo reportage dedicato ai "bimbi dimenticati d'Italia", in occasione di un disegno di legge del ministero degli Interni che riconoscerebbe un INDENNIZZO AGLI ITALO-SOMALI VITTIME DI DISCRIMINAZIONI. Cosa significa per uno Stato riconoscere una somma di denaro come risarcimento per gli effetti nefasti prodotti dalla Storia sulla vita dei singoli? Secondo quali criteri si offre un indennizzo per alcuni crimini e non per altri? I gas usati per piegare gli etiopi sono forse meno gravi delle violenze fisiche e psicologiche delle suore? Rielaborare il passato coloniale italiano evitando di incorrere in una retorica ambigua e semplicistica resta fondamentale. Iscrivere il passato nel presente è una questione politica ancor più che storica, dalla quale dipende il nostro futuro comune.